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Cancro e altre malattie, alimentazione, regressione spontanea, placebo?

Su Facebook mi è capitato di riflettere su questo tema, cioè su quei casi che vengono frettolosamente definiti “regressione spontanea” ...

Su Facebook mi è capitato di riflettere su questo tema, cioè su quei casi che vengono frettolosamente definiti “regressione spontanea” o di guarigione causata dall’effetto placebo.

Marco Arturo Villa

Arturo Villa

A mio avviso non è una questione di regressione spontanea, né di effetto placebo, perché in genere vengono citati casi che la medicina tradizionale si arrende, definisce “walking dead” ed invece una parte di questi (quanti? statisticamente) attraverso un approccio alternativo vanno verso una guarigione o un periodo di vita più lungo con una qualità di vita migliore.

Se ragioniamo in termini di maggiore precisione a mio avviso non è possibile confrontare le statistiche di chi guarisce con la chemio rispetto a chi guarisce senza chemio. Perché anche in quel caso bisognerebbe stabilire con un prodedimento a doppio cieco qual’è eventualmente la percentuale di guarigioni di regressione spontanee nonostante la chemio. In tal caso, per quanto riguarda la sperimentazione sugli uomini il problema etico come appare chiaro è enorme, ed una sperimentazione animale non è a mio avviso per complessità paragonabile (come fai a ricreare le aspettative psicologiche di un effetto placebo negli animali? Non è realmente possibile).

Allora da una parte abbiamo la sperimentazione scientifica sovvenzionata da BigPharma che se non può brevettare una molecola modificata abbandona quella ricerca (e quando ci riesce brevetta molecole naturali contro la legge vedi caso della melatonina ).

E ci sono moltissimi esempi a riguardo (vedi caso eclatante di Barry Sears uno dei maggiori esperti al mondo sugli ormoni che per anni ha provato a modificare una molecola naturale per poterla brevettare, poi quando ha deciso di abbandonare quel approccio e usare la stessa molecola presente negli alimenti BigPharma gli ha tagliato tutti i fondi, trovi la sua storia nel suo libro La Zona).

O altri casi dove se le attrezzature di diagnosi proposte sono di gran lunga molto più economiche, efficienti ed efficaci, non vengono sovvenzionate, vedi caso del bioscanner di Clarbruno Vedruccio) e altri casi del genere, o come anche altri casi dove invece alcune ricerche che sostengono la validità di alcuni farmaci viene scoperto che sono false, o truccate, comprendere che orientarsi in questo mare magnum di informazioni e contro informazioni diventa davvero difficile. Allora cosa ci resta per orientarci?

Dal mio punto di vista non è corretto affermare che persone che hanno deciso di stimolare o riabilitare il proprio sistema immunitario come soluzione al cancro definirle placebo. Anche perché il nostro sistema immunitario è quanto di più evoluto e complesso abbiamo e fa molto meglio e di più di quanto ancora la scienza medica possa fare, il nostro sistema immunitario distrugge ogni giorno cellule tumorali che la medicina moderna non riesce nemmeno a diagnosticare.

Come non è nemmeno corretto il fatto che se la guarigione viene fatta senza sostanze brevettate non ci sia un interesse di ricerca sovvenzionato, perché non risulta per BigPharma, per le SpA della salute “remunerativo”.

Vedi esempio di sciacallaggio e prezzi astronomici dei farmaci contro il cancro: “uno studio di 100 oncologi pubblicato sulla rivista Blood sostiene che dei 12 farmaci approvati dall’autorità del farmaco americana nel 2012, 11 sono stati immessi sul mercato a un prezzo superiore a 100mila dollari per paziente per anno”.

Il problema pertanto alla radice è che la salute non può essere in mano alla speculazione, le case farmaceutiche e la ricerca non può essere in mano al concetto di profitto. Perché l’investimento nella ricerca sarà sempre spropositato verso quanto fa profitto piuttosto di quanto guarisce senza profitto per le SpA di BigPHARMA. Quindi personalmente non mi sento di potermi fidare di chi propone soluzioni basate sul profitto invece che sull’efficienza ed efficacia terapeutica.

Preferisco orientare il mio interesse piuttosto verso coloro che hanno deciso di abbandonare l’interesse economico a riguardo, o che hanno fatto ricerca per salvarsi la vita. Personalmente ho visto casi di guarigione completa, non spiegabili dalla medicina ufficiale tranne con il solito regressione spontanea/placebo. E NO! E’ troppo comodo, troppo facile, intellettualmente scorretto rispondere così.

Vedi il video integrale delle Iene sull’alimentazione e i tumori.

Perché laddove la medicina tradizionale proponeva solo come soluzione la chirurgia o il peggioramento fino ad eventualmente la morte, persone intellettualmente indipendenti scelgono altre strade e guariscono o quanto meno vivono un periodo di vita più lungo di quello proposto dalla medicina tradizionale con una qualità di vita migliore. Quali persone? Persone a me molto vicine e care, di cui conosco i casi personali, o persone come Marco Arturo Villa.

Perché? Perché la malattia teme la conoscenza perché chi sa può scegliere, chi non sa subisce.

Poi mi pare scontato che anche questo approccio non potrà salvarci tutti. Questo non lo inficia. Il problema resta di fondo che dove c’è profitto non c’è reale interesse per la salute che non genera profitto, perché con il sistema attuale non è sostenibile. Allora il sistema attuale va modificato. Un medico dovrebbe essere pagato per quanti pazienti sani ha e per quanti ne fa guarire, non per quanti malati ha in cura.



Nota bene: Questo articolo fu pubblicato sul sito l-p.it che poi è diventato notalo.it. Qui di seguito riporto i commenti che erano presenti a questo articolo.

Commenti Recuperati

mb il 27/04/2014 alle 20:57
Mi è capitato di leggere lo statuto di Federfarma..nè più nè meno di un azienda.. con tanto di rimandi continui all’obbligo di segretezza…e la politica aziendale migliore non è ridurre a zero i clienti ma aumentarli per aumentare i fatturati..in questo caso però i clienti siamo noi malati e il fatturato è inversamente proporzionale al nostro benessere e alla nostra guarigione…
sarà per questo che i diabetici che voglioni raccontare come abbiano tenuto a bada la loro malattia grazie all’alimentazione vengono ostacolati dai Protest? Sarà per questo che l’urologo che ha detto a mio marito (che ha problemi ai reni) di non manguare prodotti animali ma credo che non lo ripeterebbe mai e poi mai in Tv? Sarà per questo che nessuno mette il mio commento quando scrivo alle testate giornalistiche che ho defnitivamente risolto cistite e candida con semi di pompelmo e cramberry?Perchè la voce di noi malati conta cosi poco?Perchè per i ricercatori conta più un topo che analizzare i nostri risultati?

l-p.it in risposta a mb il 28/04/2014 alle 8:46
Personalmente credo che solo come collettività possiamo ribaltare il concetto di profitto nella salute, per supportare un altro tipo di logica della salute. Collettività inteso anche come rete, cioè non si parte dallo Stato verso i cittadini, quanto piuttosto dai cittadini verso lo Stato. E c’è una magia nell’azione proattiva rispetto la reazione. Perché se aspettiamo che qualcuno ci salvi, siamo in balia del caso e della speranza, mentre se siamo artefici del nostro salvataggio, saremo artefici di una vita meravigliosa, degna di essere scritta e raccontata. Pertanto a mio avviso è responsabilità nostra informarci, divulgare, spingere un altro tipo di informazione, richiamare l’attenzione, ottenere attenzione, usare intelligenza e creatività per ottenere attenzione e ascolto.
Uscire dalla logica del profitto vuol dire entrare nella logica del no-profit vero non quello finto. Il no-profit non vuol dire senza costi perché le attività umane per essere sostenute, devono appunto essere sostenute. Esistono milioni di attività no-profit in tutto il mondo, è una lenta rivoluzione che sta accadendo, anche per una logica di riorganizzazione di chi espulso dal ciclo produttivo capitalistico ha deciso di reinventarsi nel no-profit. Oppure di chi ha deciso di iniziare direttamente ad agire con il no-profit. Resta ben inteso una cosa, il confine tra costi, giusti costi, e ricavi, giusti ricavi, è un confine etico, e l’etica ha un metro diverso per ognuno di noi. Su questo c’è a mio avviso ancora molto da lavorare, attraverso il confronto comune.


arturo villa (carcinomaepatico.it) il 01/09/2015 alle 3:27
ciao ragazzi, sono ancora vivo, praticamente guarito, in forma splendida….
Il carcinoma epatico si può vincere :p

l-p.itin risposta a arturo villa. il 06/09/2015 alle 18:26
Arturo, ho seguito la tua storia, ed i tuoi video, io già lo so e la cosa mi ha fatto davvero tanto tanto piacere, come mi fa piacere il tuo commento qui e la tua testimonianza. Diffondi il verbo. 😉


arturo villa (carcinomaepatico.it) il 08/01/2016 alle 2:34
Ciao ragazzi, siamo ancora qui in buonissima salute…..
L’avventura continua……
Io sto benissimo :p


l-p.it il 04/01/2017 alle 22:56
Arturo ci ha lasciati però la sua battaglia è stata un esempio per tutti, ha mostrato come la medicina tradizionale gli proponesse forse 6 mesi di vita squallida, assumendo un farmaco sperimentale che costava allo stato più di 6000 al mese. Mentre lui ha scelto di battagliare da solo, scommettendo tutto sul potenziamento e cura del suo sistema immunitario, e così è riuscito a vivere 4 anni in più, con una qualità di vita decisamente migliore, spendendo circa 1/2000 euro al mese di donazioni ricevute, perché ovviamente lo Stato vista la sua scelta lo abbandonò al suo destino (dopo una vita di contributi). E se vogliamo usare i freddi numeri ha comunque ottenuto, da solo, un incremento di vita 8 volte superiore.

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