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Quando si perdona non si cambia il passato ...

Quando si perdona non si cambia il passato .. si cambia il futuro … Questa frase letta oggi in una condivisione su Facebook, mi fornisce lo...

Quando si perdona
non si cambia il passato ..
si cambia il futuro …

Questa frase letta oggi in una condivisione su Facebook, mi fornisce lo spunto per spiegare un paio di cose interessanti sulla comunicazione.

Intanto mi rendo conto che questi della “Bibbia ogni giorno” o non hanno letto Friedrich Nietzsche relativamente all’esortazione di evitare l’uso del “si” impersonale o se l’hanno letto, hanno volutamente ignorato l’esortazione, perché nella frase ci sono ben 3 “si” impersonali.

Il “si” impersonale usato nelle frasi non esprime il soggetto, la responsabilità di chi fa cosa, oggi diremmo che non rende assertive le frasi, altrimenti avrebbero scritto:

“Quando perdoniamo
non cambiamo il passato,
cambiamo il futuro.”

Invece un pubblicitario avrebbe proprio scritto:

Quando si perdona
non si cambia il passato,
si cambia il futuro. (usando anche la punteggiatura)

Perché? Per i seguenti motivi, nella frase ci sono 3 “si” che è identico al “sì” dell’accettazione:
si perdona
si cambia
si cambia

e il non spesso “non” viene letto dalla mente e la frase viene percepita in positivo.

Quindi l’intenzione di chi usa la scrittura pubblicitaria è seduttiva, persuasiva, o manipolativa.

L’intenzione di chi usa la scrittura assertiva è quella di responsabilizzare, ed esprimere con chiarezza chi fa cosa, chi è responsabile di cosa.

Commenti recuperati.

Giovanni Pinna il 23 Gennaio 2016 alle 19:50
Quando si perdona
non si cambia il passato ..
si cambia il futuro …

Non è vera questa affermazione:
perché il futuro non esiste e noi ovviamente viviamo nel presente.
Mi cambia dunque il presente, godendo maggior pace e gioia, e se vivrò forse anche il futuro. D. Giovanni Pinna

Luca Notalot.it (ex l-p.it) il 26 Gennaio 2016 alle 11:23
Si viviamo solo il presente, tuttavia essendo i pensieri cose reali che hanno effetti reali, come ad esempio, la conoscenza del passato ci permette di effettuare azioni predittive, allora possiamo affermare con “pragmatica” soddisfazione che il futuro esiste. Altrimenti non saremmo capaci di prendere al volo una palla, o di prendere sul tavolo un qualsiasi oggetto.
La cibernetica, e quindi la robotica, usano i calcoli predittivi.
Tutto quello che programmiamo e poi realizziamo usa pensieri predittivi e la conoscenza del passato. Siano queste illusorie, in termini di pragmatica del comportamento umano (e robotico o software) non ha importanza, quando invece lo ha la percentuale statistica di predizioni azzeccate. 😉 E già solo questo a mio avviso smonta l'affermazione che il futuro non esiste 😉 perché risulta per nulla efficace in termini di pragmatica. Aggiungerei anche che da quanto sembra il cervello e le cellule nervose esistono per permettere di muoversi nello spazio. Qualsiasi movimento efficace che non preveda l’andare in contro a eventi distruttivi deve incamerare informazioni passate, sondare lo spazio presente con i sensi e prevedere il futuro.

Pertanto in questi casi non parlerei di vero o di falso. Anche l’idea di presente può essere illusoria.
Cos’è il presente? Cos’è il passato? Cos’è il futuro? Ogni secondo o millesimo di secondo successivo o il giorno, o mese o chissà quanto dopo?
Da quanto ho affermato in precedenza posso dire che:
del passato posso dire con una discreta certezza che è un pensiero presente.
del futuro posso dire con una discreta certezza che è un pensiero presente.
E che i pensieri avendo effetti fisiologici, posso affermarne con una discreta certezza che i pensieri sono reali ed hanno effetti reali.
Ecco perché non tirerei in ballo vero e falso, quanto, se l’effetto del pensiero è reale o meno. E lo è. 🙂

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