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Diritto d'autore vìola i diritti del libero commercio e della collettività.

Personalmente sono per una riforma radicale sui diritti d'autore, e quasi totale soppressione, perché chi vuole mettere una sorta d...

Personalmente sono per una riforma radicale sui diritti d'autore, e quasi totale soppressione, perché chi vuole mettere una sorta di tassa o imposta sul proprio ingegno a mio avviso deve pagare una almeno equivalente di debito formativo nei confronti della storia dell'umanità che gli ha permesso di avere quella cultura di base.

Perché come direbbe Henry Poincaré la creatività è aggiungere una connessione nuova a elementi conosciuti.

Detto questo il diritto d'autore a mio avviso va contro ai diritti del libero commercio, dove  mele e pere cioè "prodotti dell'ingegno"  vengono trattati in modo diverso.


Di fatto accade che se io vendo a te una Mela, tu la puoi rivendere, oppure piantare i semi far crescere l'albero, prenderne i frutti e rivenderli all'infinito.

Ma se io vendo a te una Pera (l'ascolto di una canzone o i prodotti dell'ingegno) tu non la puoi rivendere senza dover pagare ogni volta all'autore il proprio balzello. Siamo di fronte ad un palese caso di 2 pesi 2 misure. Proprio come accadeva prima che definissimo ad esempio la misura standard del Metro. Davanti alle Chiese ad esempio nel 1800 c'erano i mercati cittadini dove i mercanti, vendevano le proprie merci, e per misurare le stoffe il comune attaccava 2 sbarre di ferro di 2 misure (più o meno di propria discrezione), dove la barra più corta era per misurare le stoffe più pregiate, e quella più lunga quelle meno pregiate. Ora che abbiamo il metro come unità di misura standard tutto questo ci pare assurdo!

Torniamo al fatto delle Mele e Pere (prodotti dell'ingegno) al di là del fatto che mentre le mele e le pere sono cibo e rientrano tra i bisogno primari della sopravvivenza in quanto cibo, e per migliaia di anni abbiamo vissuto tranquillamente su questo pianeta senza canzoni, libri, film, softaware, ipad con angoli arrotondati, a mio avviso dovrebbe apparire più chiaro, e forte il diritto comune, rispetto (alla cresta del gallo) al diritto del singolo.

E dovrebbe essere scolpito su una montagna a lettere giganti, che la cultura, come il sapere è tale in quanto espressione collettiva, e non come ingegno di un singolo.

LA DIMOSTRAZIONE STORICA DEL DEBITO FORMATIVO.

Il singolo senza formazione, senza stimoli, senza linguaggio, come dimostrarono i maldestri esperimenti dell'imperatore Federico II, semplicemente non sarebbe mai arrivato oltre i primi mesi di vita.
Infatti come ci raccontati da Fra Salimbene da Parma, l'imperatore Federico II ordinò a delle badanti di non proferire parola a dei neonati, per scoprire quale lingua avrebbero parlato spontaneamente se a questi non fosse stata pronunciata nessuna parola. Questi neonati, privati di ogni stimolo, semplicemente si lasciarono morire tutti, perché un neonato senza stimoli materni, compreso il linguaggio, non ha possibilità di sopravvivere in natura. Pertanto essi semplicemete non arrivarono mai a diventare adulti produttori di "ingegno". Quindi il debito formativo è la VITA STESSA! Debito che ognuno di noi ha verso la madre, verso il padre, verso chi prima di loro ha ricevuto per interazione sociale, attraverso migliaia di anni, formazione e soprattutto il linguaggio, che stimola non solo l'intelligenza quanto soprattutto la sopravvivenza stessa.

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